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...Di tutti gli angoli del Mezzogiorno, il Pollino credo sia quello che mi è rimasto più profondamente impresso nel cuore. Forse perché, più che una visita, la mia fu quasi un'esplorazione: di molte cose laggiù poco si sapeva di altre s'era persa memoria. Ogni viaggio aveva il sapore della spedizione: partire dalla Roma convulsa del "miracolo" e tuffarsi tra le faggete o le abetine sterminate di quella montagna era come tornare indietro di mille anni. Ascoltavo incantato le storie di boscaioli, parlavo con pastori che quasi avevano smarrito, per la solitudine, l'originario linguaggio. Ascendendo alle cime dominate dai millenari Pini Loricati, quei giganteschi tronchi battuti dal vento e bruciati dal sole, colpiti dal fulmine, scheletrici e disseccati, mi parvero per un momento qualcosa di unico al mondo... (Franco Tassi)